Carlo Lovati, Corriere della Sera, 14/10/1999, 14 ottobre 1999
Milano. Dicono di lui. La mamma: « un bravo ragazzo». La sorella: « la pecora nera della famiglia»
Milano. Dicono di lui. La mamma: « un bravo ragazzo». La sorella: « la pecora nera della famiglia». E lo dicono insieme. Poi si guardano negli occhi, ci pensano su un attimo e correggono il tiro. La mamma: «Sì, è la pecora nera della famiglia». La sorella: «Sì, è un bravo ragazzo». E lo dicono ancora insieme. Mentre lui sta a San Vittore a rimuginare sulla sua avventura surreale. Era andato in banca perché aveva bisogno di soldi. Ma ci era andato con un coltello. E il colpo gli era anche riuscito: era scappato con 13 milioni e mezzo. Poi gli è capitato di tutto. Fuggendo con il motorino rubato, è andato a schiantarsi contro un palo. Quindi, ubriaco perso, si è smarrito nei tunnel del metrò mandando in crisi il via vai dei treni. Bloccato dalla polizia per questo, ha cercato di darsela a gambe ed è finito sotto due auto. Portato in Questura, dopo l’identificazione è stato rilasciato. Ma una volta fuori, è stato avvicinato da un uomo che si è spacciato per un suo parente e l’ha portato in un angolo solitario. Qui, lo sconosciuto gli ha dato un sacco di botte e gli ha portato via tutti quei milioni. Tornato a casa, sempre ciucco tradito, e davvero malconcio, ha trovato la sorpresa dei poliziotti. Perché Alfredo Vitale, 50 anni, precedenti per piccoli reati, aveva rapinato una banca dove di tanto in tanto andava a fare certi pagamenti. Ed era stato riconosciuto. «Pure fesso...», concordano la mamma e la sorella. Senza dar peso a due tentativi di suicidio giusto abbozzati in tutto quel trambusto.