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 1999  ottobre 15 Venerdì calendario

Sono una persona distrutta, a pezzi, una persona sotto farmaci. Continuano ad arrivarmi telefonate anonime in cui mi dicono che sono un’assassina, che dovrei ammazzarmi

Sono una persona distrutta, a pezzi, una persona sotto farmaci. Continuano ad arrivarmi telefonate anonime in cui mi dicono che sono un’assassina, che dovrei ammazzarmi. Non è giusto. Sono una mamma anch’io. Quel ragazzo in motorino l’ho visto rotolare prima sul cofano e poi finirmi davanti alle ruote. Una mamma capisce e, credetemi, io da quel giorno non vivo più...». C’è una donna, a Tor Bella Monaca, nella periferia est, la cui vita «è cambiata per sempre» alle 15,10 di mercoledì 6 ottobre. Si chiama Susanna Faraone, ha ventisei anni, un figlio di dieci mesi, è sposata, ed è - dramma nel dramma - l’impiegata che guidava la Ford che sette giorni fa ha travolto e ucciso Giulio Balzano in piazza Verbano. «Posso capire solo in parte il dolore della famiglia Balzano - dice nella prima intervista dopo la tragedia - La mia disperazione non è certo comparabile alla loro. Ma voglio, devo, fare qualcosa: ai ragazzi in motorino dico: state attenti, stiamo attenti tutti, mettete il casco. Il traffico di Roma è diventato assurdo, invivibile. Bisogna farci i conti». Parliamo delle minacce? « una cosa bruttissima. Dal cognome, pubblicato sui giornali, sono risaliti al numero di telefono. un continuo. La prima a chiamare è stata una donna. Mi ha detto: ”Come fai a vivere? Ammazzati!”. Poi alcuni ragazzi: ”Assassina, assassina”. Sto già malissimo. Questa aggiunta di insulti è ingiusta».