Alessandra Pieracci, La Stampa, 23/10/1999, 23 ottobre 1999
La vittima si chiamava Silvana Petrucci Diamante, abitava con il figlio Stefano in via Berlioz 8/5, proprio sulla collina soprastante la scuola di polizia
La vittima si chiamava Silvana Petrucci Diamante, abitava con il figlio Stefano in via Berlioz 8/5, proprio sulla collina soprastante la scuola di polizia. I due si erano trasferiti nel palazzo da quattro anni, dopo la separazione della donna dal marito, un medico. L’appartamento confina con quello dove vive un caro amico della professoressa. «Una famiglia tranquilla, mai una lite, mai un urlo» dicevano ieri i vicini che ancora pensavano alla brutale incursione di un malvivente. Nella zona chiamavano la preside come «la signora con il box grande», perché aveva acquistato un garage per due auto. A scuola, la media inferiore Lombardo di Campomorone, in Valpolcevera, molte ragazzine avevano le lacrime agli occhi quando si è diffusa la notizia della morte della preside. A testimoniare il legame tra le alunne e la professoressa Petrucci, i numerosi disegni che tappezzano le pareti del suo ufficio, «A Silvana con amore». Sulla sua scrivania, la foto di un bambino Down di cui l’insegnante si è occupata con particolare sollecitudine. «Ci aveva detto che il figlio si sarebbe laureato in questi giorni e che quindi lei si sarebbe potuta assentare» hanno raccontato gli insegnanti. «Madre e figlio vivevano l’uno per l’altra» confermano i vicini di casa. Eppure, il ragazzo brillante aveva cominciato ad appannarsi. Qualche tempo fa gli era stata sospesa la patente per un mese. «Era cambiato», ammette titubante un amico. L’altra sera Stefano è uscito con gli amici, poi ha proseguito la nottata tra locali del centro storico e una discoteca del Levante. Secondo la sua prima versione dei fatti, sarebbe rientrato tardi, trovando la porta senza segni di scasso, forse aperta con le chiavi rubate dieci giorni prima.