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 2001  marzo 03 Sabato calendario

Sophie Dahl, ventitre anni, modella, nota per le sue forme rotonde, adora il sushi e il budino di riso

Sophie Dahl, ventitre anni, modella, nota per le sue forme rotonde, adora il sushi e il budino di riso. Negli ultimi mesi però, stufa d’esser chiamata in Italia «trop model», in Francia «pulpouse», in Inghilterra «Sophie so fat», si è messa a dieta e ha perso dieci chili, passando dalla taglia 50 alla 46. Il reggiseno, invece, è rimasto della taglia massima, una «38 special con la doppia D». Nonostante la giovane età ha già programmato il suo funerale: «Sarà una festa: musica, rockin’ blues e poesia: qualcuno reciterà Byron e Dylan Thomas mentre il coro degli uomini che in vita mi hanno disprezzata verserà lacrime amare in un mare di gigli profumati». Odia le rose rosse. Una volta a New York, Mick Jagger le disse: «Sei molto più tosta di quanto pensassi», e lei: «Tu no». In un ristorante, lo scrittore Paul Schrader («Taxi Driver»), scassinò la porta del bagno delle signore per guardarla mentre faceva la pipì. La Dahl fu scoperta dalla stilista inglese Isabella Blow, che la notò per strada mentre piangeva in seguito ad un furioso litigio con la madre. Con lei, che la partorì appena diciannovenne, Sophie girò il mondo, approdando anche in India, dove scoprì la spiritualità del maestro Babamukhtenada; «Mi irrita chi parla troppo del proprio aprendistato spirituale. Per me la religione è un po’ come gli alcolisti anonimi, ognuno utilizza quello che crede e stop». Non ha un buon rapporto neanche col padre, che l’abbandonò all’età di un anno: «Non mi portava mai in vacanza, come faceva con le mi esorellastre. Ci soffrivo. Ma l’ho perdonato». Suo nonno, Roald Dahl, scriveva libri per bambini e si fece sepellire con le sue stecche da biliardo, dei cioccolatini e una motosega. Sophie racconta di aver perso la verginità a diciassette anni, con Nolan, figlio dello scrittore David Hemmings, un tempo amante di sua madre. Tra cinque anni s’immagina: «A piedi nudi, incinta, sposata ad un uomo "celestial", mentre condisco la pasta in un palazzo diroccato dell’Italia Meridionale». Il suo locale preferito è il Meatpacking District, a New York: «Ci sono dei travestiti unici».