Fabrio Andriola, il Borghese, 21/10/1999., 21 ottobre 1999
Luigi Pirandello poneva fine alle furiose liti con la moglie malata di mente abbracciandola e gettandola sul letto per fare l’amore
Luigi Pirandello poneva fine alle furiose liti con la moglie malata di mente abbracciandola e gettandola sul letto per fare l’amore. Fino a quando lei non fu internata in una casa di cura l’atmosfera in famiglia fu terribile e i figli, Stefano, Fausto e Lietta ne rimasero traumatizzati. Lietta, molto attaccata al padre, fu accusata dalla madre di incesto e per questo tentò il suicidio. Il ricordo di una scenata negli appunti di Fausto, il figlio che da grande fece il pittore: «Furiosamente mi dimeno sul mio cavallo a dondolo. Smaltisco così l’ansia. Mio padre, costernato di furia, è un essere colossale. Spalancando la porta mi vede, m’addita, mi fa ”Caino!”, con occhi terribili: e via. Dall’altra parte mia madre singhiozza [...]. Io tra di me, sfinito dall’orgasmo, mi limito a pensare: ”Io Caino gioco!”. Sono ormai fuori dal mondo: nessuno mi sculaccia. Sono oltre i limiti del punibile: la famiglia che è tutta la mia società mi rigetta».