Oscar Cosulich su Il Mattino del 2/03/2001 a pagina 22., 2 marzo 2001
Christiane Kubrick, vedova del regista Stanley: «Il mio primo ricordo di "2001: Odissea nello Spazio" è poco romantico, forse non dovrei neppure raccontarlo
Christiane Kubrick, vedova del regista Stanley: «Il mio primo ricordo di "2001: Odissea nello Spazio" è poco romantico, forse non dovrei neppure raccontarlo. Eravamo a New York, in una fabbrica, e i tecnici avevano preparato un impasto schifoso e puzzolente con lacca per capelli, colori e colla, che doveva essere incendiato per simulare l’esplosione stellare. Sullo schermo l’effetto è quasi magico, ma per me era come assistere a un sabba di streghe, con quel calderone ribollente di strani liquidi». Il film di Kubrick del ’68 è stato recentemente proiettato anche in Vaticano per un pubblico di 35 cardinali e alcuni teologi e studiosi. Ian Harlan, cognato del regista e suo collaboratore per circa un trentennio: «Non era religioso, almeno non nel senso di praticare qualche credo. Però non si è mai definito ateo. Lui vedeva il Creatore, meglio chiamarlo così piuttosto che Dio, in ogni luogo e sosteneva che "2001" era il tentativo fatto da una persona ignorante di descrivere ciò che non è conoscibile». Il film si ispira al racconto di Arthur C. Clarke "The Sentinel"; la lavorazione cinematografica durò quattro anni, dal ’64 al ’68. La prima proiezione pubblica, al Capitol Theatre di Brodway, fu un disastro: il pubblico rideva degli scimmioni delle sequenze iniziali e finì per abbandonare la sala durante il finale psichedelico. La critica fece a pezzi Kubrick, che nel viaggio in nave da New York a Londra si chiuse in sala di montaggio ed eliminò 17 minuti di pellicola, poi arruolò alcuni montatori per fare gli stessi tagli su tutte le copie in circolazione negli Usa. Così nacque il film simbolo sul futuro dell’uomo.