5 marzo 2001
Andriolo Daniele, di anni 22. Bruno, alto, robusto, buono, generoso, ossessionato dalla morte, custodiva con gelosia un diario pieno zeppo di frasi lugubri
Andriolo Daniele, di anni 22. Bruno, alto, robusto, buono, generoso, ossessionato dalla morte, custodiva con gelosia un diario pieno zeppo di frasi lugubri. Primogenito di due fratelli, un diploma da perito meccanico, viveva con la famiglia in una villetta di periferia, guadagnava cinquantamila lire al giorno andando in giro a raccogliere pigne. Qualche tempo fa un suo amico diciannovenne si era presentato a un Circi Stefano di anni 29, pregiudicato per piccoli reati, e gli aveva chiesto indietro un vecchio prestito di due milioni, quello invece dei soldi gli aveva dato un sacco di botte, l’Andriolo era intervenuto a difendere l’amico e insomma la faccenda era finita in rissa. Giovedì mattina l’Andriolo era in camera sua a mangiare uno yogurt davanti alla tivvù quando il Circi gli citofonò con la scusa di dovergli parlare, lui si infilò scarpe, pantaloni e giubbotto e scese giù avendo cura di non fare uscire di casa il doberman Igor. Mentre era ancora di spalle a chiudere la porta, l’altro, senza dire una parola, gli sparò tre colpi alla schiena. Alle undici e mezzo di giovedì 11 novembre, in via Tanaro 46, a Tor San Lorenzo.