5 marzo 2001
Schiavon Fulvio, di anni 31. Fulvo, capelli rasati, pizzetto curato, viso rotondo, un metro e novanta d’altezza per cento chili di peso, agente di assicurazioni, aveva ereditato dal nonno 350 milioni e li aveva affidati, perché li investisse in borsa, all’amico d’infanzia Ruzzier Roberto, di anni 30
Schiavon Fulvio, di anni 31. Fulvo, capelli rasati, pizzetto curato, viso rotondo, un metro e novanta d’altezza per cento chili di peso, agente di assicurazioni, aveva ereditato dal nonno 350 milioni e li aveva affidati, perché li investisse in borsa, all’amico d’infanzia Ruzzier Roberto, di anni 30. Costui, bruno, basette lunghe, barbetta, fisico asciutto, di buona famiglia, commesso in un negozio di ottica, assiduo frequentatore della parrocchia, dove suonava la chitarra durante la messa, appassionato di finanza, per un certo tempo aveva garantito allo Schiavon un tasso del 10 per cento al mese, poi aveva sbagliato qualche investimento e gli aveva versato alcuni assegni a vuoto. Domenica pomeriggio, di ritorno dallo stadio, lo Schiavon si presentò in casa del Ruzzier per riavere i suoi soldi, quello preso dal panico lo accoltellò alla testa. Resosi conto che un corpo tanto grosso era impossibile da nascondere, si fece venire l’idea di tagliarlo a tocchi con un’accetta, tre coltelli da cucina, una sega da falegname e un paio di forbici da macellaio. Subito dopo allineò in bagno sei sacchi neri della spazzatura e li riempì tutti coi pezzi di carne e di ossa. Pomeriggio di domenica 7 novembre, nel rione San Giacomo, a Trieste.