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 2001  marzo 07 Mercoledì calendario

Sambito Marianna, di anni 25. Sua sorella Rosaria, di anni 22. La nonna Maria Salerno, di anni 80. La madre, Amato Paola, di anni 46, casalinga, sposata con Sambito Vincenzo di anni 51, idraulico e bracciante agricolo, una faccetta da bambino, tutto dedito a casa e lavoro

Sambito Marianna, di anni 25. Sua sorella Rosaria, di anni 22. La nonna Maria Salerno, di anni 80. La madre, Amato Paola, di anni 46, casalinga, sposata con Sambito Vincenzo di anni 51, idraulico e bracciante agricolo, una faccetta da bambino, tutto dedito a casa e lavoro. Due mesi fa il Sambito era stato operato per un tumore alla bocca e da allora coltivava l’idea che la famiglia non avrebbe potuto cavarsela senza di lui. Mercoledì mattina se li portò a fare le grandi pulizie nella casa di villeggiatura, appena fuori dal paese di residenza, Palma di Montechiaro. Con loro anche suo fratello Gaetano, di anni 47, affetto da sindrome di Down. La terza figlia, Valentina, 14 anni, restò invece a casa per guardare la tv. Il Samvito tirò fuori la pistola proprio quando stavano passando lo straccio nel soggiorno, le sedie capovolte sopra al tavolo. Cinque colpi, tutti alla nuca. Prima uccise la moglie e la madre, ch’erano fuggite nelle camere da letto al piano di sopra. Poi le figlie, in un angolo della cucina. Il proiettile destinato a Gaetano gli attraversò il collo senza incontrare arterie. Alla fine il Sambito s’uccise pure lui, con un colpo alla tempia, però. Alle nove e mezza di sera, Valentina, inquieta, andò con uno zio a vedere cosa fosse successo. Trovò il padre riverso sul vialetto accanto alla sua Seat Ibiza, Gaetano che rantolava rannicchiato dietro a una porta, le sorelle con le braccia ancora tese ad afferrare le gambe di un tavolo. Materia cerebrale qua e là. In un modesto casolare a due piani in contrada Celona, proprio di fronte al cimitero, su una strada parallela alla statale che va da Licata ad Agrigento.