7 marzo 2001
Malacrida Rosa, di anni 71. Vedova da pochi mesi. Una figlia, Comboni Caterina di anni 36, impiegata all’ospedale di Circolo (Varese) e sofferente di crisi depressive
Malacrida Rosa, di anni 71. Vedova da pochi mesi. Una figlia, Comboni Caterina di anni 36, impiegata all’ospedale di Circolo (Varese) e sofferente di crisi depressive. Da dieci giorni la Comboni, col figlio di due anni, era tornata dalla madre lasciando il marito perché pure lui era depresso e i medici gli avevano consigliato di non stare vicini. Poco dopo le dieci di domenica sera le due presero a litigare. La Comboni prima colpì la madre alle gambe con due coltelli, poi afferrò un oggetto pesante e la accoppò con un colpo in testa. Mise i coltelli nel lavabo della cucina senza lavarli, avvolse la madre in un piumone, con degli stracci ripulì la casa dal sangue. Dopo tre ore telefonò al cognato dicendo di venire subito. L’uomo citofonò, lei gli aprì. Una volta in casa trovò la Malacrida impacchettata in mezzo alla sala da pranzo e il nipotino che dormiva nel lettone, ma nessuna traccia della Comboni, perché lei, mentre il cognato saliva le scale, si era buttata giù dalla finestra del bagno, sfracellandosi sul bordo in cemento di un’aiuola fiorita d’ortensie. Al secondo piano di una casa popolare nella periferia sud di Varese.