Prefazione di Paolo Flores d’Arcais a Piero Gobetti, "La rivoluzione liberale", Einaudi., 7 marzo 2001
«L’Italia liberale che voleva costruire Gobetti, irreversibilmente radicata nell’ethos delle regole condivise, della legalità, delle eguali opportunità, e nel primato dell’individuo sul conformismo delle obbedienze, è ancora un’Italia che non c’è
«L’Italia liberale che voleva costruire Gobetti, irreversibilmente radicata nell’ethos delle regole condivise, della legalità, delle eguali opportunità, e nel primato dell’individuo sul conformismo delle obbedienze, è ancora un’Italia che non c’è. E proprio e sempre per le ragioni individuate e stigmatizzate da Gobetti. Perché latita, in Italia, una borghesia all’altezza di quel compito. E perché troppi cittadini moderati continuano ingenuamente a credere che il pericolo per il liberalismo venga dai comunisti - malgrado i comunisti siano in estinzione più dei panda - mentre il rischio nasce tutto da una destra che non possiede indelebili e originari cromosomi liberali, e dunque usa la frase liberale ma non ne pratica i valori, e li indossa e smette esattamente come un vestito, secondo utilità e opportunità, in vista dei propri privilegi» (Paolo Flores d’Arcais).