7 marzo 2001
Buglioli Emanuela, 20 anni appena compiuti. Fidanzata con un finanziere di nome Luciano che aspettava il trasferimento a Lecce per portarla con sè e sposarla, viveva con i genitori e col fratello Fabrizio, di sedici anni, a Castenedolo, paese di novemila abitanti alle porte di Brescia
Buglioli Emanuela, 20 anni appena compiuti. Fidanzata con un finanziere di nome Luciano che aspettava il trasferimento a Lecce per portarla con sè e sposarla, viveva con i genitori e col fratello Fabrizio, di sedici anni, a Castenedolo, paese di novemila abitanti alle porte di Brescia. Sabato primo luglio l’intera famigliola cenò nel giardino dell’ex guardia giurata Vincenzo Ruggeri, d’un tratto la madre di Emanuela, Linetti Francesca di anni 45, operaia tessile da tempo malata di depressione e ossessionata dall’idea che il ”mondo malvagio” volesse far del male ai suoi ”bambini”, si alzò da tavola con una scusa, entrò nell’appartamento, prese di nascosto la pistola del Ruggeri, la celò sotto ai vestiti, tornò a casa sua e aspettò che tutti dormissero. Verso le cinque e un quarto di mattina, con la vestaglia indosso, entrò nella camera del figlio e gli sparò un colpo al petto, poi colpì la figlia alla testa, infine sparò al marito, sfiorandogli la spalla. Subito dopo si puntò l’arma alla tempia, ma non riuscì a morire per via del grilletto inceppato. All’alba di domenica 2 luglio, al secondo piano di una casetta a schiera con giardino, a Castenedolo.