Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera del 3/3/2001., 3 marzo 2001
Secondo i dati del Censis, in Campania sono almeno duecentomila le persone che lavorano in nero (un quintodel totale degli occupati), ma secondo l’Api sarebbero almeno trecentomila
Secondo i dati del Censis, in Campania sono almeno duecentomila le persone che lavorano in nero (un quintodel totale degli occupati), ma secondo l’Api sarebbero almeno trecentomila. Il tasso d’occupazione della regione è bassissimo, il 33.6 per cento. Una parte dei lavoratori in nero è impiegata in aziende che hanno anche dei dipendenti regolarmente registrati, altri invece lavorano in fabbriche che ufficialmente neanche esistono. In molte di queste fabbriche si producono in nero borse e accessori per conto di importanti case di moda, a cui vengono vendute ad un prezzo oscillante tra le venti e le ventiseimila lire. Si è calcolato che in Campania ce ne sono circa ventimila. Nella regione lavorano centoicinquantasei ispettori dell’Inps (1200 in tutta Italia), che nel 2000 hanno compiuto cinquantanove controlli a testa (cinque in più rispetto al Veneto, dodici in meno al Trentino, ventuno in meno alle Marche, ventinove in meno all’Umbria), durante i quali sono emersi: nel settore calzaturiero trecentoquarantacinque operai irregolari contro settecentodieci regolari; nei supermercati sessantadue irregolari e centonovantadue in regola; nell’edilizia il rapporto regolari-irregolari è di settantatre a centottantacinque; nell’abbigliamento di millequattrocentosette a ottocentottantotto. Stipendi: i dipendenti di una fabbrica fantasma guadagnano dalle quattrocentomila lire al mese (per nove ore di lavoro al giorno) alle trecentocinquantamila lire a settimana.