7 marzo 2001
Scamaccia Carmela, di anni 19. Operaia in una fabbrica di bomboniere, fidanzata, un viso tranquillo
Scamaccia Carmela, di anni 19. Operaia in una fabbrica di bomboniere, fidanzata, un viso tranquillo. Abitava con la famiglia al primo piano di una palazzina a Licignano, Napoli. Poco dopo la mezzanotte di domenica un coinquilino, Caputo Vincenzo, di anni 31, carpentiere, sposato, due figli piccoli, tornò a casa e si mise a protestare perché lo infastidivano le troppe auto parcheggiate nel cortile. Ne nacque un litigio furibondo che coinvolse tre nuclei familiari, i Caputo gli Scamaccia e i De Micco: in tutto dieci persone, uscite di casa apposta per urlarsi addosso proprio di fronte al portone. Al culmine della discussione, il Caputo, per far silenzio, sparò due colpi in aria con la sua pistola. Il primo si conficcò nel cemento del balcone al primo piano. Il secondo, passando dal labbro superiore, si fermò nel cervello di Carmela che s’era affacciata proprio in quel momento per chiedere al padre di smetterla.