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 2001  marzo 07 Mercoledì calendario

Lina Buffolente, 77 anni, è stata la prima donna in Italia a disegnare fumetti: «Era il 21 marzo del 1941

Lina Buffolente, 77 anni, è stata la prima donna in Italia a disegnare fumetti: «Era il 21 marzo del 1941. Sono entrata dall’editore Mario Conte per caso, sono uscita con un contratto in tasca e una certezza: avrei disegnato per tutta la vita, a qualunque costo. Però è stata dura, anzi durissima: allora il fumetto era solo un pupazzetto e le donne pensavano ad altro». A introdurla nel mondo delle "nuvole parlanti" fu Antonio Canale, celebre disegnatore dell’epoca: «Un innamoramento a prima vista, l’inizio di una vita da reclusa del fumetto». Dopo il primo stipendio da disegnatrice (400 lire) si licenzia dalla Marelli e col sostegno della famiglia si dedica anima e corpo alle strisce: «Mia madre ritagliava e incollava su un album tutto ciò che poteva essermi utile: ne è nato un dossier che consulto ancor oggi». Intanto il padre Alfredo, che suonava alla Scala per Toscanini, rovistava in tutti i mercatini per non tornare dalla figlia a mani vuote. Alla fine, «preso il coraggio a quattro mani, mi presentai alle Edizioni Alpe, pubblicavano Tiramolla, Cucciolo... mi sommersero di lavoro». Caparbia, instancabile e timida «al limite del parossismo», la Buffolente nel ’46 fu sospesa per tre mesi da Domenico Volpi, direttore del "Vittorioso", per aver calcato un po’ troppo la mano su una scollatura: «Pazienza, rifarei tutto». Ha disegnato per l’estero, Germania, Inghilterra, soprattutto Francia. Tante storie western («la mia passione: indiani e cowboy, praterie e canyon»), un sogno («poter vedere almeno una volta le Montagne Rocciose»), un rimpianto, l’unico in tutta la sua carriera: «Passeggiavo in Corso Buenos Aires con Gian Luigi Bonelli, tra una chiacchiera e l’altra mi offrì di disegnare Tex. Ma io ero troppo acerba, il matrimonio era imminente e mi spaventava la mole di lavoro». Però non si lamenta: «Volevo fare fumetti, sono stata esaudita».