Daniele Scalise su Amica del 7/3/2001 a pagina 117-120., 7 marzo 2001
Claudio Ciaravolo si autodefinisce «psichiatra di nascita e napoletano di professione»; in realtà la sua occupazione principale consiste nello studiare e nell’inventare leggende metropolitane
Claudio Ciaravolo si autodefinisce «psichiatra di nascita e napoletano di professione»; in realtà la sua occupazione principale consiste nello studiare e nell’inventare leggende metropolitane. «L’ultima arriva dalla Liguria ma si è già diffusa in tutt’Italia: componendo "##74*0#" su un cellulare di una certa marca, il telefonino prenderebbe a suonare nonappena ci si avvicina a un autovelox». Negli ultimi anni è stato assunto da varie aziende e organizzazioni italiane col compito di dimostrare la falsità delle leggende metropolitane. Ha cominciato ad occuparsene negli anni Ottanta, quando scoprì la regola delle «S»: «Le leggende metropolitane riguardano la Salute, gli Scherzi, le Soluzioni geniali, il Sesso, lo Scoop o il Soprannaturale. Le urban legends sono credibili perché a raccontarle, di solito, è un amico o un conoiscente, a paragone del quale neanche l’organo ufficiale delle smentite (il giornale) risulta affidabile».Ciaravolo è anche l’inventore della notizia che a Napoli sarebbe stata fabbricata una maglietta con su disegnata la cintura di sicurezza. I giornali di tutto il mondo ne parlarono e lui si fece avanti per dimostrare che non era vero, dopo di che si fece fotografare con uno dei cento esemplari che lui stesso aveva prodotto: otto sono finiti al Guggenheim di New York e cinque alla fondazione per l’arte di Cartier a Parigi. Mosdchino gli chiese invano l’esclusiva per poterle produrre industrialmente. Un’altra volta, ispirato dalle lamentele di un suo amico che si rammaricava di non essersi mai laureato, Ciaravolo inventò e fece girare la notizia che, ditro semplice richiesta, era possibile al comune di Napoli, cambiare il prorpio nome di battesimo in «Dottore», «Avvocato» o «Ingegnere». Anche in quell’occasione i giornali diedero ampio risalto alla cosa, senza averne prima verificata l’autenticità.