7 marzo 2001
Confalonieri Ugo, di anni 53. Operaio metalmeccanico di Casale di Roncoferraro, Mantova. Mite, esile, in procinto di togliersi un’ernia
Confalonieri Ugo, di anni 53. Operaio metalmeccanico di Casale di Roncoferraro, Mantova. Mite, esile, in procinto di togliersi un’ernia. Viveva in un appartamento del Comune ricavato da una scuola elementare, insieme alla moglie, Vecchi Elisabetta, di anni 42, il figlio disabile, Loris, di anni 23, due cani, un gatto, immagini di Santa Rita e Padre Pio. Sabato 29 all’ora di pranzo, la Vecchi, che doveva andare a Mantova, si recò al piazzale delle corriere per vedere gli orari. Fu adocchiata da un Tafa Haqim, di anni 42, albanese, in Italia da tempo, lavoretti saltuari come manovale, una casa e tre figli, che s’aggirava annoiato e sbronzo. Cominciò a farle apprezzamenti, a illustrare le sue voglie, a toccarla. La Vecchi s’allontanò. Tornò alle cinque, col marito. Mentre erano in un bar, il Tafa s’avvicinò e riprese ad allungar le mani. A quel punto il Confalonieri s’incavolò. I due presero a urlare e spingersi. Quando cominciarono a spostar tavolini, la proprietaria li invitò ad uscire. Una volta fuori, il Tafa prese il sopravvento e picchiò il Confalonieri finché non gli ebbe sfondato la testa e fatto rientrare un occhio.