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 2001  marzo 07 Mercoledì calendario

Bozzolo Mariuccia, di anni 57, frangetta lunga e sguardo tranquillo, maestra elementare. Sposata da 37 anni con Grasso Armando, di anni 62, fronte alta e mento piccolo, ex tappezziere, infaticabile volontario, cattolicissimo, molto noto nel quartiere per la pignoleria e i rigidi costumi morali

Bozzolo Mariuccia, di anni 57, frangetta lunga e sguardo tranquillo, maestra elementare. Sposata da 37 anni con Grasso Armando, di anni 62, fronte alta e mento piccolo, ex tappezziere, infaticabile volontario, cattolicissimo, molto noto nel quartiere per la pignoleria e i rigidi costumi morali. Una villetta di tre piani alla periferia di Genova, che il Grasso aveva costruito quando s’era sposato. Due figli: Francesco, di anni 31, rappresentante di vini, e Alessandro, di anni 28, studente universitario. Da qualche tempo il Grasso si lamentava in continuazione: preoccupato d’avere un tumore, scontento dei figli che non l’aiutavano in parrocchia, stanco di fare il muratore per ampliare la casa e far posto a Francesco prossimo alle nozze. Lunedì sera intorno alle 9 e 30, Alessandro a Roma per il Giubileo dei giovani, il Grasso, stufo perché nessuno gli dava retta, andò a prendere uno dei suoi sei fucili dalla rastrelliera, si recò nel garage dov’era la Bozzolo e le sparò un colpo in piena faccia. Subito dopo scese nel seminterrato dove Francesco si stava facendo una doccia: tre colpi, due al torace e uno alla testa. Salì in camera da letto, scrisse un biglietto di scuse e s’andò a scegliere un altro fucile. Montò sulla sua Apecar, si fece trecento metri fino alla casa dei suoi assistiti, Marziani Vittorina, vedova di anni 67, e suo figlio tetraplegico, Morelli Luciano, di anni 42. Aprì con le sue chiavi, trovò lei in cucina e l’uccise in silenzio con un solo proiettile. Poi si recò dal Morelli, che faceva gli esercizi di riabilitazione con una pallina antistress nella camera da letto: un colpo alla gola, uno alla scapola, uno alla testa. Telefonò a una sorella della Marziani, le disse che aveva ucciso quattro persone. Mentre parlava, s’appoggiò il fucile sulle labbra e s’ammazzò pure lui. In una tranquilla strada del quartiere Bolzaneto, villette e orti in aperta campagna, all’estrema periferia di Genova.