7 marzo 2001
Astolfi Massimilano, di anni 29, elettricista in una società informatica di Ladispoli. Sereno, amante del calcio, da tempo fidanzato
Astolfi Massimilano, di anni 29, elettricista in una società informatica di Ladispoli. Sereno, amante del calcio, da tempo fidanzato. Lunedì 21, finite le ferie, doveva tornare al lavoro. Telefonò per dire che stava male. Martedì, si presentò controvoglia. Verso le due del pomeriggio cominciò a sragionare: al suo collega, un carabiniere di leva che collaborava in attesa di congedo e assunzione, continuava a ripetere che qualcuno lo spiava perché voleva i suoi organi. Più parlava, più si convinceva. Alla fine, si precipitò sulla scrivania del collega e s’impadronì della sua pistola d’ordinanza. Mentre quello tentava di riprendersela partì un colpo che fece fuggire tutti. L’Astolfi chiuse a chiave la porta e si sparò alla tempia destra: il proiettile penetrò il cranio e si fermò appena dietro l’orbita dell’occhio sinistro. Al pianoterra di una palazzina in cemento e vetri fumé, a due passi dalle Torri della Magliana, Roma.