7 marzo 2001
Poggi Longostrevi Giuseppe, di anni 65. Proprietario di svariate cliniche e laboratori di analisi fino a tre anni fa, diventava sempre più ricco e potente grazie ai regalini mirati che distribuiva qua e là
Poggi Longostrevi Giuseppe, di anni 65. Proprietario di svariate cliniche e laboratori di analisi fino a tre anni fa, diventava sempre più ricco e potente grazie ai regalini mirati che distribuiva qua e là. Nel ’96 diede una svolta alla sua vita offrendo trecento milioni a un vigile che lo infastidiva con domande sulla sua nuova casa di cura. Alla denuncia seguì un’inchiesta, che lo travolse senza difficoltà. Accusato per corruzione e false fatturazioni, abbandonato dalla seconda moglie, viveva affittando a studenti le stanze della sua casa, cercava lavoro su ”Secondamano” e mandava curriculum quasi ovunque. All’ingresso della sua casa, la targhetta in rame «Non timeo adversa», sul muro accanto al portone, la scritta «Poggi ladro». Negli ultimi due anni aveva tentato varie volte il suicidio. Lunedì sera tornò da Torino dopo l’ennesimo colloquio di lavoro andato male, salutò la sua governante per le scale e si chiuse in camera. Indossò il pigiama, lasciò sul comodino cinque lettere e ingoiò due tubetti di barbiturici con un po’ d’acqua. Lo trovò un amico intorno alle 14 della mattina dopo.