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 2001  marzo 07 Mercoledì calendario

L’ultima dimora del marchese de Sade fu il manicomio di Charenton, maestoso edificio del Seicento, sulla Marna, a due leghe da Parigi

L’ultima dimora del marchese de Sade fu il manicomio di Charenton, maestoso edificio del Seicento, sulla Marna, a due leghe da Parigi. Il 27 aprile 1803, lo splendido cortile dell’epoca del re Sole echeggiò al rombo della carrozza che portava, sotto scorta, il marchese ormai sessantatreenne, obeso, rallentato nei movimenti. Lo scrittore romantico Charles Nodier, che lo vide nel giorno dell’arrivo a Charenton, notò in lui qualche traccia dell’antica eleganza, «gli occhi affaticati conservavano un non so che di acuto, che a tratti brillava come una brace morente». L’appartamento del marchese, al secondo piano di Charenton (sopra al padiglione in cui gli internati vivevano sulla paglia, tra gli escrementi), aveva un letto a colonne con cortine di seta a righe bianche e rosse, una bergère in velluto giallo, sedie di paglia attorno al caminetto. Alle pareti, il ritratto senza cornice del nonno, il marchese Gaspard, e la miniatura della cognata che lui aveva amato. Direttore del manicomio era il signor Coulmier, ridicolo a vedersi («alto non più di un metro, e un metro assai sgraziato»), convinto di poter curare i pazzi con l’aiuto dell’arte. Pe questo trasformò un padiglione (in origine destinato all’infermeria) in sala da ballo, tutti i giovedì c’era musica. Coulmier giudicò provvidenziale l’arrivo di Sade: amava conversare con lui e lo lasciava girare liberamente per il vasto parco a esedra che si apriva dietro l’edificio. Il marchese organizzava balli, concerti e festini che attiravano letterati e celebrità. I costumi («assai leggeri e, a quanto pare, anche un po’ scollacciati», riferisce il dottor Ramon) venivano da Parigi e crearono, in più di un’occasione, qualche disordine a causa di Trénitz, famosissimo coreografo del tempo e primo ballerino del manicomio, morbosamente geloso della spada e dell’abito ricamato con cui recitava: convincerlo a toglierli alla fine dello spettacolo era molto difficile. Nel suo appartamento, trasformato in salotto culturale, Sade riceveva le attrici più celebri della capitale. Più tardi il ministro dell’Interno, conte dell’Impero de Montalivet, ordinò a Coulmier di porre il marchese in un locale separato e di proibirgli l’uso di matite, inchiostro, penne e carta (ma lui continuò non si sa come a comporre, le sue opere si vendevano nei giardini del Palais Royal).