(Pico Floridi, ìla Repubblicaî, Cesare Medail, Corriere della Sera, 04/11/2000., 4 novembre 2000
Anita Page, star hollywoodiana degli anni Venti, oggi novantenne, ha svegliato in piena notte l’amico Austin Mutti-Mewse per confessargli che Mussolini prese una sbandata per lei e le scrisse cento lettere d’amore
Anita Page, star hollywoodiana degli anni Venti, oggi novantenne, ha svegliato in piena notte l’amico Austin Mutti-Mewse per confessargli che Mussolini prese una sbandata per lei e le scrisse cento lettere d’amore. La storia le è tornata in mente d’improvviso, mentre guardava in televisione una conferenza stampa di Leni Riefenstahl, la regista del Terzo Reich, oggi novantottenne. «Vedi, è solo che Leni aveva Hitler e io avevo Mussolini»; «conoscevo tanti uomini adorabili», ma «le lettere più dolci erano le sue» [...] Forse Leni ed io ci dovremmo incontrare, sai, come due ragazze che confrontano le loro conquiste». Quand’era l’attrice più famosa della Metro Goldwin Mayer, la Page, bionda, procace e disinibita, interpretava soprattutto i ruoli della mangiatrice d’uomini e riceveva migliaia di lettere dai suoi fans. Verso la fine del 1929, ne trovò una di Mussolini. Scritta a mano, «in pessimo inglese» (l’intestazione: «To Anita Page, MgM, Hollywoodd»), lodava «le mie mani, le mie splendide labbra. In un’occasione fece anche riferimento al mio seno». Dopo una settimana, le lettere erano diventate otto. Il tono, sempre più infuocato. Il Duce descriveva «con passione e veemenza» le scene dei film in cui la preferiva, implorando che lei lo ricambiasse mandandogli il suo ritratto firmato. Quando lo venne a sapere, Irving Thalberg, vice presidente della Mgm, assai innamorato della Page, andò in bestia. Forse per gelosia, forse per timore di uno scandalo, le proibì di rispondergli e persino di inviargli la sua foto. Fu inutile: dopo poco intercettò una lettera in cui Mussolini la ringraziava per quel suo ritratto in tenuta da tennis. Le fece una scenata. La Page rispose serafica: «Sono una star famosa e ho molti ammiratori in tutto il mondo. Non mi sembra tanto strano che un italiano mi ami». Mussolini, insistente, prese a mandarle profumi e cibi prelibati. La chiese in sposa due volte. Non si incontrarono mai («mi sarebbe piaciuto molto...non dico che l’avrei sposato, ma ero molto lusingata, anche se pensavo fosse un po’ porco»). Lei, leggera, non si rese mai conto del calibro del suo ammiratore, che considerava «un simpatico italiano». Suo padre sì: «Quando mio fratello disse che aveva paura che Mussolini venisse a rapirmi, papà ci tranquillizzò dicendoci che Mussolini non sarebbe potuto arrivare a Beverly Hills senza che tutti lo notassero».