Silvana Mazzocchi su la Repubblica dell’8/3/2001 a pagina 45., 8 marzo 2001
Durante la Prima guerra mondiale le tranviere romane erano 434, 304 fattorine e 109 conducenti, il resto erano operaie e cantoniere
Durante la Prima guerra mondiale le tranviere romane erano 434, 304 fattorine e 109 conducenti, il resto erano operaie e cantoniere. Utilizzate come manodopera di riserva, considerate «donne al posto degli uomini», lavoravano in divisa, cappello e spolverino d’ordinanza che molte giudicavano informe e ingentilivano perciò con una trina o un colletto di pelliccia ( "Il Giornale d’Italia", scandalizzato, invitò «le gentili e graziose fattorine a un po’ più di rispetto per la toilette che il regolamento prescrive»). Finita la guerra, cominciò il loro allontanamento: nell’autunno del ’19 ne erano già state estromesse 170, le altre ressero fino al dicembre del ’20, quando furono licenziate in 260. Le donne tornarono sui tram vent’anni dopo, all’inizio della Seconda guerra mondiale. Fino ad allora il fascismo le aveva coinvolte nell’organizzazione dello Stato e nelle associazioni, ricacciandole, però, tra le mura domestiche: fu il conflitto mondiale a schiudere di nuovo per loro concrete possibilità lavorative. Nel ’43, a Roma, salirono sui tram in 523, giacca, gonna, cappello e cappotto blu. Alla fine della guerra, tuttavia, furono di nuovo silenziosamente allontanate: sugli autobus romani le donne ricomparvero soltanto nel 1989, quasi mezzo secolo dopo.