Mirella Serri, La Stampa, 17/11/2000., 17 novembre 2000
In una serata del 1902, «al momento del dessert, nel club privato vicino agli Champs Elysées dove si riuniva tutta l’alta società parigina del primo Novecento, quattro valletti in livrea portarono un gigantesca torta
In una serata del 1902, «al momento del dessert, nel club privato vicino agli Champs Elysées dove si riuniva tutta l’alta società parigina del primo Novecento, quattro valletti in livrea portarono un gigantesca torta. Al posto delle candeline, dalla montagna di panna spuntavano due visetti e due piedini rosei. E voilà, le due attrazioni del momento, la scrittrice Colette e l’attrice Polaire, erano pronte a balzar fuori. Sotto tutta quella dolcezza era pure accaduto un fattaccio: le due signorine incontrandosi nude sotto quella bianca coltre ne avevano approfittato per darsi reciproco piacere». A quel tempo, Sidonie Gabrielle Colette, treccia bionda, fianchi larghi, cosce robuste e seno provocante, passava le serate a far l’animatrice nei migliori club parigini, «tutta panterata, addobbata di pelli che lasciano intravedere i suoi seni scoperti», oppure «vestita da Fauno con scialle di tulle e triangolo di seta rosa tra le gambe». Di giorno, invece, scriveva romanzi che poi erano firmati, con lo pseudonimo ”Willy”, dal marito Henry Gauthier Villars: lui, prima di conoscere Colette era stato «un grafomane che aveva prodotto un numero incredibile di articoli e racconti». Ma poi, a corto di idee, s’era risolto a usar da «negra» la giovane e talentuosa moglie che «non gli aveva portato nemmeno un soldo di dote». Tuttavia, prima di diventare una spregiudicata scrittrice di successo, Colette non fu solo una «povera ragazza», vittima della foga predatrice di «un parassita, un cannibale, un uomo spregevole e indegno», come lei amava raccontare. Willy le fu maestro «d’intrighi e situazioni scabrose». Le insegnò, per esempio, come creare un caso letterario: «All’uscita dei racconti a sfondo erotico, con triangoli e incontri omosex, il furbo Willy, d’accordo con gli amici dei quotidiani cattolici e conservatori, orchestrava le stroncature in modo che il pubblico fosse attirato da tutto quel can can». Dopo la fine del loro matrimonio durato dieci anni, Colette disse di non averlo mai amato. Ma, come rivelano i biografi, «mentiva spudoratamente: per molto tempo gli fu dedita come un cagnolino. Non gli fu, certo, fedele. Ma era lui stesso che la esortava a concedersi delle avventure. A patto che Colette si dedicasse ad amori con il suo stesso sesso. La prima amante, l’attrice Jenny detta Georgine, fu un ”regalo” di Willy. Stanco di averla come concubina, la ”passò” alla moglie invogliando le signore a scambiarsi tutte le possibili tenerezze. E fece di tutto per tenerle unite. Quando individuava dei dissapori si rimboccava le maniche e cercava di metter pace. Seguendo le esortazioni di Willy, Colette proseguì sulla strada dell’omosessualità: ”Ti bacio con tutta l’abilità che conosco”, scriveva alla seconda amante, Natalie Clifford Barney, detta l’Amazzone», che però non la soddisfaceva: durante gli amplessi, infatti, la chiamava per sbaglio col nome della precedente amante, Georgie. Egoista e bugiarda, per niente gelosa del marito possessivo ma infedele, Colette accettava «senza batter ciglio» di rientrare il casa e trovare la «signorina Charlotte» a cavalcioni su di lui, o di sentirlo chiamar ”papà” da tutte le sue giovani accompagnatrici. Mentre lui frequentava la sua ennesima ”bambina”, Colette si innamorò della «marchesa de Morny detta Missy dagli amici, aristocratica, attrice per diporto, che amava vestirsi da uomo [...], esibire la propria indipendenza e frequentare locali notturni per donne sole». Quando poi Colette la lasciò per Henry de Jouvenel, suo secondo marito, l’emancipata marchesa si tirò un colpo di pistola. Anni dopo, Colette, ormai ricca e celebre, rivelò al ”Petit corsare” il segreto della sua felicità coniugale con Maurice Goudeket: «A Maurice mi lega la mia virilità. Lui non saprebbe vivere senza di me. Quando ha voglia di scopare, sceglie una donna molto femminile. Ma con questo tipo di donne non potrebbe mai vivere».