Cinquantamila.it La storia raccontata da Giorgio Dell'Arti

L’8 marzo 1911, alla Triangle Factory di New York, 146 donne morirono in un incendio. Pochi giorni fa è morta a 107 anni Rose Freedman, l’ultima superstite: «Avevo 17 anni quando mi presero alla Triangle Shirtwaist. Dovevo spingere bottoni dentro una macchina. Mi pagavano sette dollari a settimana. Lavoravamo al nono piano. Fu all’ottavo che scoppiò l’incendio. Erano quasi le cinque di sabato pomeriggio e mancava poco alla fine della giornata. Il tempo di sentire il puzzo del fumo e scoppiò il panico. Tra i ritagli di stoffa, il legno dei pavimenti e i nostri vestiti, le fiamme si propagavano velocissime. Tutti gridavano e correvano per mettersi in salvo, ma le porte di uscita erano sbarrate. I padroni avevano paura che rubassimo, o che facessimo troppe pause, così ci chiudevano dentro. Decine di ragazze si accalcarono sulla scala antincendio, che era troppo sottile e si spezzò. Quelle poverette precipitarono giù. Invece di scendere ad aprirci la porta, i nostri capi avevano pensato a mettersi in salvo. Io riuscii ad arrivare al decimo piano, lì i pompieri mi aiutarono a salire sul tetto del palazzo di fronte e a scendere in strada. Incontrai uno dei padroni. Mi promise mari e monti se avessi raccontato al processo che le porte erano aperte. Voleva che mentissi. Non gli risposi neppure. Il processo si concluse con l’assoluzione dei capi». Per anni si pensò che l’incendio alla Triangle Factory costituisse l’origine della festa della donna. In realtà, la celebrazione era stata introdotta un anno prima all’Internazionale socialista di Copenhagen, senza però stabilire un giorno preciso. La data dell’8 marzo è legata alla rivolta delle donne a Pietrogrado del 1917: per il calendario giuliano vigente in Russia cadeva il 23 febbraio, per il resto del mondo era l’8 marzo.