9 marzo 2001
Scarfò Maria, di anni 36. Bionda con le mèches, magra, occhi verdi, bella senza eccessi. Viveva in un comprensorio di Bravetta, Roma, insieme al marito Iacolucci Alessandro, di anni 39, e la figlia di 8
Scarfò Maria, di anni 36. Bionda con le mèches, magra, occhi verdi, bella senza eccessi. Viveva in un comprensorio di Bravetta, Roma, insieme al marito Iacolucci Alessandro, di anni 39, e la figlia di 8. Irreprensibile e gentile con tutti, gestiva insieme al fratello Alfonso il bar-ricevitoria ”Willy’s” al quartiere Quadraro. Da qualche tempo aveva preso a far ginnastica nella stessa palestra in cui la figlia seguiva lezioni di nuoto: l’accompagnava sempre con un certo anticipo, si sfilava la fede perché le dava noia e si fermava a chiacchierare. Spesso s’intratteneva con un tipo aitante e intraprendente. Intorno alle 20 di venerdì 29, finito il turno al bar, la Scarfò fu vista allontanarsi sulla sua Golf nera in compagnia di un quarantenne brizzolato. Dopo un’ora, chiamò il marito per avvertirlo che aveva un contrattempo e staccò il cellulare. Lo sconosciuto alla guida e lei accanto, presero l’autostrada A1: prima in direzione Napoli, poi di nuovo verso Roma. Si fermarono in una piazzola tra gli svincoli di Caianello e San Vittore: forse il tipo le fece delle proposte, forse lei rifiutò. A un certo punto quello si spazientì: acchiappò il crick e la colpì per sessanta volte. Per essere sicuro che la Scarfò era proprio morta, le passò sopra con l’auto e se ne andò. Tornato a Roma posteggiò la Golf nelle vicinanze del bar e la bruciò.