Elena Dusi su La Repubblica del 9/3/2001 a pagina 27; Claudia Ferrero su La Stampa del 9/3/2001 a pagina 10., 9 marzo 2001
A causa dell’effetto serra e dei movimenti tettonici, l’atollo di Takuu, grande nemmeno un chilometro quadrato, nella parte orientale della Papua Nuova Guinea, abitato da quattrocento indigeni che si tramandano un migliaio di canti di generazione in generazione, rischia di sprofondare nell’Oceano
A causa dell’effetto serra e dei movimenti tettonici, l’atollo di Takuu, grande nemmeno un chilometro quadrato, nella parte orientale della Papua Nuova Guinea, abitato da quattrocento indigeni che si tramandano un migliaio di canti di generazione in generazione, rischia di sprofondare nell’Oceano. Sione Paasia, presidente dell’associazione Takuu con base a Port Moresby (capitale di Papua) ha lanciato l’allarme sul "New Zealand Herald": «Il mare inonda i campi dove vengono coltivati i tuberi Taro, gli orti e i giardini. Le scorte di riso stanno finendo. Una volta invaso dall’acqua salata, il terreno rimane improduttivo anche dopo essersi asciugato. Se non saranno spediti viveri al più presto si rischia la carestia». L’unico legame con l’atollo era una nave australiana, che da gennaio non s’è più fatta vedere perché il governo di Port Moresby non pagava le fatture, e anche i telefoni sono staccati. Gli anziani dell’atollo non vogliono andarsene, dicono che quando l’atollo affonderà loro faranno la stessa fine.