12 marzo 2001
Cefola Donato, di anni 16, studente di ragioneria dell’Istituto "Battaglini" di Venosa, abitante in Barile, paese albanese della provincia di Potenza
Cefola Donato, di anni 16, studente di ragioneria dell’Istituto "Battaglini" di Venosa, abitante in Barile, paese albanese della provincia di Potenza. Figlio di un funzionario della Bnl di Melfi, settore prestiti. Rapito e ammazzato da una banda che pretendeva quattrocento milioni dalla famiglia. Ed ecco come fu sequestrato. Una Carmela Lamorte, di anni 45, ricci neri, belloccia e pesante, gli promise che sarebbe stata sua e gli diede un appuntamenteo presso una fonte di campagna. Donato vi si presentò con tre amici, ma non trovò nessuno: i tre suoi amici raccontarono poi d’aver visto un Fiorino che si allontanava sgommando. Qualche giorno dopo, martedì 11 novembre, un Domenico D’Andrea, commerciante di 31 anni, pieno di debiti, amico di famiglia, si presentò davanti a scuola a bordo del medesimo Fiorino e disse che era venuto nuovamente a offrirgli la donna. Donato salì sul Fiorino, ma il commerciante lo condusse invece da Angelo Voloninno, operaio di anni 26, da poco sposato, senza figli: costui, un passamontagna sul viso, impugnando una pistola, li minacciava entrambi sperando di far credere a un’aggressione. Ma Donato capì l’imbroglio e chiamò il mascherato per nome e cognome: questi allora gli saltò addosso, con l’aiuto del commerciante gli legò le mani dietro la schiena, gli sparò quindi in una tempia un colpo di 7,65, che uscì dall’altra parte della testa, e fece poi rotolare il cadavere nel dirupo dove fu trovato, tra cerspugli e immondizia. I due assassini misero un bigliettino sotto il tergicristallo della macchina del padre. Con tre grafie e tre colori diversi, avevano scritto: «Se vuoi rivedere tuo figlio vivo devi pagare 400 milioni». Al momento dell’arresto, i compaesani cercarono di lapidarli.