Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2001  febbraio 09 Venerdì calendario

Il conte la sposò, ne fu gelosissimo, la lasciò dopo una decina d’anni che possiamo immaginare ”divertenti” (per chi ama il genere) ma tempestosi

Il conte la sposò, ne fu gelosissimo, la lasciò dopo una decina d’anni che possiamo immaginare ”divertenti” (per chi ama il genere) ma tempestosi. Non ci fu divorzio. La villa di Portofino andò a lei, oltre a varie altre cospicue proprietà in luoghi canonicamente ”di sogno”, tra i quali si intuisce anche qualche paradiso di fiscale splendore. La bella vita che segue ha una coloritura letteraria ancora diversa, prevale Balzac con le sue movimentate ambizioni e illusioni, le miserie, gli intrighi, le rapacità, le connessioni politiche e finanziarie, l’arrivo dei gendarmi, le favolose eredità contese. Craxi e il suo ”tesoro” vero o virtuale, il frenetico andirivieni di miliardi su conti svizzeri, ora turgidi ora pelle e ossa come le vittime di Dracula, e gli ordini di cattura, la beffa della fuga in Messico sotto il naso degli inquirenti. E laggiù, sotto il vulcano, altra villa ”di sogno”, altri giardinieri e domestici e l’amore con Raggio, figlio di un celebrato ristoratore di Portofino, celebrato a sua volta per l’abilità con cui si muove nei più disparati sottoboschi. Un salvatore? Un profittatore? Il romanziere non può scegliere, ha solo il compito di rilevare luci e ombre dei suoi personaggi e sia poi il lettore a decidere. Il che vale naturalmente anche per l’ultimo amante della contessa, il messicano Tito, un play-boy di ambiente discount, messo sullo scaffale per far numero, per complicare la scena, insieme alla giovane Susanna, ex commessa ed ora dama di compagnia dell’agitata nobildonna. Qui allora si passa a Sartre e al suo ”A porte chiuse”, tre dannati che escono di rado dalla gabbia arredata da Mongiardino e passano il tempo a far cosa? Nessuno dei giornalisti inviati sul campo ha potuto metter piede all’interno, non si sa se i tre leggessero e che cosa, probabilmente niente: guardavano la tv, le cassette, giocavano a rubamazzo, bevevano, subivano le sfuriate della contessa.