Gaetano Afeltra sul Corriere della Sera del 14/3/2001 a pagina 37., 14 marzo 2001
Subito dopo la fine della guerra, fra le otto e le otto e mezza del mattino, le vie di Milano, soprattutto del centro, si riempivano di giovani donne che andavano al lavoro: commesse, ragazze d’ufficio, telefoniste
Subito dopo la fine della guerra, fra le otto e le otto e mezza del mattino, le vie di Milano, soprattutto del centro, si riempivano di giovani donne che andavano al lavoro: commesse, ragazze d’ufficio, telefoniste. Dopo aver frequentato i tre anni delle scuole di avviamento professionale o commerciale, con cui imparavano a districarsi tra le nozioni fondamentali di contabilità, le ragazze ottenevano il diploma di stenodattilografa e potevano debuttare nel mondo del lavoro. Come richiesto negli avvisi economici del "Corriere", erano di bella presenza e si presentavano ai colloqui con una specie di divisa: gonna a pieghe blu, camicetta bianca, scarpe con il tacco basso. Una volta assunta, la ragazzina di quattordici - quindici anni diventava la "signorina", ricercatissima da notai, avvocati e ingegneri dell’epoca, che nei momenti di maggior lavoro scaricavano sulle sue spalle gli impegni più gravosi: «Lo chieda alla mia signorina, si metta d’accordo con la mia signorina, lei sa tutto».