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 2001  maggio 03 Giovedì calendario

«LE BATTONE

Venute alle 11 due ragazze che battono la strada, dobbiamo interrogarle per il film-inchiesta che faccio con Ferreri e Ghione, c’è Lizzani, che ne sarà il regista per la parte dove una di queste racconta cosa fa dalla mattina fino al momento in cui, come una nave varata, esce di casa e comincia il suo mestiere. Una è sposata con i figli; l’altra è sola, parla per un’ora senza mai fermarsi e credo abbia detto solo una bugia, che era stata operata di appendicite e dopo le è sfuggito che si trattava di ragadi. Ha descritto minutamente come s’è dovuta confezionare una sera per fare l’amore, pur essendo ancora malata, per bisogno di soldi; elenca i debiti come li leggesse su una lavagna: 45.000 al mese d’affitto più 1.300 di bolli, 22.000 di rate per il mobilio, 4.500 per il materasso, 7.500 per il lampadario che è, dice, la cosa più bella della sua casa, perché finalmente ha una casa come le altre. Con la storia delle visite mediche che deve passare alla Questura Centrale, dorme poco e questo è il suo dolore e la sua rabbia; ci sono due volte la settimana, potrebbero sbrigarle in mezz’ora, ci mettono delle ore, poi c’è una cosa che non si può mandare giù, quella di dover stare tutte nude nella stessa salal e basterebbe un paraventino.
Dice: "Che cosa costa un paraventino? Ci alziamo alle sette quando c’è la visita e si fa una giornata in bianco quando c’è la visita, perché si dorme sino alla sera tardi e al Tritone, arrivata l’una, chi ha fatto ha fatto, e se non hai mangiato non mangi più".
Prova una gran simpatia per gli uomini vestiti di blu con le cravatte chiare, quando ne vede passare uno che esce dal teatro, specialmente se ha i capelli un pò tinti di bianco - secondo lei, se li tingono apposta certi uomini, perché sanno di piacere alle donne, appena una schizzata de bianco - lei ci andrebbe subito. E’ innamorata e quando litiga con lui e sta senza vederlo, domanda alle amiche se l’hanno visto, e se una risponde che l’ha visto, domanda: "Era vestito di blu?" perché quando un uomo è vestito di blu, per lei vuol dire che va con una donna. E’ stata anche a votare e ha messo il voto sulla fiammella, perché le avevano detto che, se vincevano, quelli cambiavano la situazione delle battone, c’è necessità di cambiarla perché è un affanno con questi debiti: "Come apro gli occhi sono 3.000 lire al giorno, senza contare le calze, ce ne va un paio quando ti tirano in macchina, in quanto si sale in fretta, è tutto un giro di pegni e di cambiali e ci abbiamo anche le spese del tassì quando torniamo a casa tardi, per non incontrare la Buon Costume."
Torna a parlare del paravento: "Quando ci fanno montare sulla cavallina non fa piacere. Mettersi lì a gambe aperte davanti a tutte che se hai qualche cosa, magari anche un semplice sfogo, gli altri lo vedono. Si arriva alla visita col fiatone di fuori perché ti sei alzata all’ultimo minuto, hai dovuto prendere anche il tassì per stare a letto un quarto d’ora di più e devi metterti nuda in mezzo a sessanta.’"Che doscorsi fanno tra loro intanto che aspettano? "Non so," risponde, "per esempio parliamo di mangiare, cosa hai mangiato oggi e una dice broccoletti con un pò di carne oppure dice pollo e tu rispondi: allora hai lavorato bene." Ha i nervi scossi per stare sempre attenta alla Buon Costume: "Non posso dare torto alla Buon Costume, siamo in troppe." Parla un romanesco sguaiato, dice che finisce coll’affezionarsi al posto di lavoro, proprio quel pezzo di strada. Quando pensò: di ammazzarsi per amore dopo aver cercato invano lui tre ore nelle sale da ballo, apriva i tiretti per trovare le sigarette e invece ha visto dei tubetti di permanganato, ci ha levato l’oro e ha scritto "Addio" col permanganato. ha scritto anche alla polizia per non fare guai e avvertirla che "me sò avvelenata da me". "Credevo de fà come nei film, che se more subbito."
Spiega minutamente tutto quello che ha provato, aveva la lingua grossa e il cannello per la lavanda gastrica all’ospedale non entrava, sentiva una voce: "Tra un’ora questa sta all’obitorio." Un altro diceva: "Confessati.’" "Ho sentito l’unto in faccia." L’hanno picchiata per far venire fuori il veleno. "Quando mi sono svegliata c’era lui. Allora ho scritto su un bigliettino, siccome non potevo parlare: Và via! e lui m’ha risposto con un altro bigliettino: Tu mi hai rovinato la carriera." La sua passione è l’abbacchio e le cianfrusaglie. Per vedere le vetrine va a zig-zag da un marciapiede all’altro, non ne vuole perdere nemmeno una. "Mi piace l’opera ma la capisco poco: non ci posso andare perché mi commuovo subito. Voglio bene alla Cas Reale come alla mia famiglia. Sogno Mussolini. Sogno anche Hitler." Un nostro oh di meraviglia la fa giustificare: "Sogno Hitler perché è collegato con Mussolini." Degli uomini dice: "Sò fessi." Tra loro ragazze c’è molta invidia, data la miseria. Come ricordandosi di colpo fa vedere una lunga cicatrice sbatté la testa quella volta del suicidio: carponi raggiunse la porta, riuscì ad aprirla e proprio in quel momento arrivava sul pianerottolo un inquilino con la bottiglia del latte, l’inquilino si spaventò nel vederla strisciare e rantolare, svenne. Il portinaio giù sentì il botto della bottiglia del latte per terra e gridò dal basso: "Cosa c’è?" Nessuno rispondeva, arrivò su, cominciò a gridare. Uscirono gli altri, soccorsero lei e lo svenuto che aveva in tasca una boccetta di latte più piccola per il suo bambino incappucciata col biberon.
"Me misero in bocca il biberò, perché il latte fa bene quando una è avvelenata, ma non riuscivano a aprirmi la bocca. Un’amica diceva: ’L’ha fatto perché lui l’ha piantata. ’Io sentivo e pensavo: te possino, se lo sapevi che lui me voleva piantà dovevi avvisamme!"
La interrompianmo per far parlare anche l’altra che ogni tanto apre la bocca per cominciare, ma la prima piglia fiato e incalza, l’altra intanto si muove sulla poltrona come su una pedana di lancio per essere pronta quando è il momento, finalmente può attaccare: "Io è un’altra cosa."» (Cesare Zavattini)