Cesare Zavattini "Straparole". Sta in Cesare Zavattini "Romanzi, Diari, Poesie" a cura di Renato Barilli. Bompiani, 1974, pagg 511-512, 14 marzo 2001
"Una volta a Guastalla c’era uno, una specie di avvocato, che aveva sotto un impiegatuccio taciturno e devoto
"Una volta a Guastalla c’era uno, una specie di avvocato, che aveva sotto un impiegatuccio taciturno e devoto. L’avvocato era avaro, ma ci teneva a essere stimato e un giorno disse all’impiegato, che è ancora vivo e chiameremo Bottazzi: "Bottazzi, vi offrirò tutti i giorni un caffè, in piazza". Bottazzi lo guardò stralunato e quello spiegò: "Vi dirò: Bottazzi, volete un caffè? E voi: no, no signore. Se insistessi ripetete: no, signore, no". La gente apprezzava la liberalità dell’uno e la discrezione dell’altro. L’avvocato ogni volta cambiava il tono della voce nell’offrire e Bottazzi cambiava anche lui il tono nel rifiutare. Bastava un gesto, che l’avvocato col pollice indicasse la macchina del caffè e Bottazzi scuoteva la testa prontissimo, l’avvocato era giunto al diminutivo: "Un caffettino?..." diceva. Un tale una volta disse: "Accetta, Bottazzi!" e altri si unirono nell’incoraggiamento, lui seguitava a schermirsi, non vedeva più l’avvocato, gli si affollarono intorno, lo scuotevano alzavano il tono della voce, finché disse: "Sì". in ufficio dopo l’avvocato lo guardava in silenzio scuotendo il capo: "Non ci siamo, Bottazzi, non ci siamo..." (Cesare Zavattini).