Umberto Eco, L’Espresso, n. 44, 1996., 16 marzo 2001
C’è da mettersi le mani nei capelli. Ma dove è finito il senso del peccato, il gusto di quella innaturale raffinatezza erotica, condita di crudeltà, che ha reso spasmodicamente seducente il verbo del Divin Marchese - ma senza finire nel sadomaso; dove sono le sfrenatezze dei gaudenti ancora inizio secolo che bevevano lo champagne nella scarpina della ballerina, le cospargevano il seno (nudo!) per poterlo suggere stilla a stilla? Dove sono gli inquietanti androgini, le vergini funeste, le "belles dames sans merci", le "allumeuses", le madonne dei vagoni letto, la carne, la morte e il diavolo? La decadenza dei costumi non sta nel fatto che Diana e l’amante, al colmo dell’estasi, si comportassero come chierichetti svampiti per aver appena sciroppato il vino da messa in sacrestia, facendo qualcosa che non avrebbe neppure scandalizzato San Luigi Gonzaga, bensì nel fatto che due milioni di lettori inglesi paghino per sentirsi raccontare queste faccende
C’è da mettersi le mani nei capelli. Ma dove è finito il senso del peccato, il gusto di quella innaturale raffinatezza erotica, condita di crudeltà, che ha reso spasmodicamente seducente il verbo del Divin Marchese - ma senza finire nel sadomaso; dove sono le sfrenatezze dei gaudenti ancora inizio secolo che bevevano lo champagne nella scarpina della ballerina, le cospargevano il seno (nudo!) per poterlo suggere stilla a stilla? Dove sono gli inquietanti androgini, le vergini funeste, le "belles dames sans merci", le "allumeuses", le madonne dei vagoni letto, la carne, la morte e il diavolo?
La decadenza dei costumi non sta nel fatto che Diana e l’amante, al colmo dell’estasi, si comportassero come chierichetti svampiti per aver appena sciroppato il vino da messa in sacrestia, facendo qualcosa che non avrebbe neppure scandalizzato San Luigi Gonzaga, bensì nel fatto che due milioni di lettori inglesi paghino per sentirsi raccontare queste faccende.