Filippo Ceccarelli, La Stampa, 16/03/2001, pag. 25., 16 marzo 2001
La censura di Giulio Andreotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio nei governi De Gasperi, ad alcuni film tra il 1947 e il 1953 (documenti trovati nel deposito del Dipartimento Spettacolo, ufficio revisione cinematografica) al film "Ladri di biciclette"
La censura di Giulio Andreotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio nei governi De Gasperi, ad alcuni film tra il 1947 e il 1953 (documenti trovati nel deposito del Dipartimento Spettacolo, ufficio revisione cinematografica) al film "Ladri di biciclette". E’ il 1950. Alcune organizzazioni americane fanno pressioni perché il film non sia immesso nel grande circuito. Chiedono l’eliminazione della scena della casa di tolleranza e di quella in cui si vede il piccolo interprete che fa pipì al muro. Andreotti scrive al ministro degli Esteri Sforza affinché svolga «la più energica opera» per risolvere l’«increscioso incidente». E’ una lettera prudente e insidiosa a difesa di un film che in un altro documento definisce «un capolavoro». Si comincia con il far presente, sia pure attribuendolo al regista De Sica, che «la nobile e religiosa città di Bruxelles ha dedicato a un bambino e ad analogo gesto di quello censurato, una delle più graziose fontane che formano oggetto di visita da parte di tutti i turisti del mondo senza che ne sorga il minimo scandalo». Si prosegue notando come il film, pluripremiato, «pur trattando un problema sociale e svolgendosi in ambiente di povera gente, è uno dei più umani e sprovvisto di acrimonia». Infine - ed è la precoce malizia andreottiana - consiglia Sforza di informare gli americani che ogni loro divieto viene qui «sfruttato dalle opposizioni a scopo propagandistico contro gli Stati Unitiª