Claudio Rendina, ìla Repubblicaî 04/02/2001., 4 febbraio 2001
Nel 1654 Cristina, 28 anni, regina di Svezia dall’età di 6, si convertì al cattolicesimo, abdicò in favore del cugino Carlo X Gustavo e decise di trasferirsi Roma
Nel 1654 Cristina, 28 anni, regina di Svezia dall’età di 6, si convertì al cattolicesimo, abdicò in favore del cugino Carlo X Gustavo e decise di trasferirsi Roma. Stabilitasi nel 1668 a Villa Riario, alla Lungara, si circondò di una corte tutta femminile: la marchesa Capponi e sua sorella Giovanna, Fachon Landini con la figlia, la cantante Marietta e la figlia dell’alchimista Bandiera, le settantacinque ballerine del Teatro Tor di Nona (temporaneamente disoccupate per colpa di un decreto papale che le aveva messe fuori legge), numerose giovinette di ceti diversi in fuga dall’oppressione di mariti e corteggiatori. Cristina odiava gli uomini e s’invaghiva spesso delle sue cortigiane, ma non andava mai al di là del rapporto platonico. Curva, contorta, naso adunco, capelli corti, un doppiomento pieno di peli, grassa al punto che un cronista dell’epoca, un certo Misson, la definì «un’autentica palla», invecchiando assunse un aspetto sempre più mascolino. Nel 1688 si rifugiò alla sua corte la bellissima Angelica, cantante, danzatrice ed esperta clavicembalista. Fuggiva dalle grinfie di monsignor Vannini. Cristina se ne innamorò. Iniziarono una relazione di carezze sul seno, baci e ossessiva gelosia. Nel febbraio 1689, Cristina si ammalò di erisipela, un’infezione da streptococchi che la rese gonfia, rossa e sempre febbricitante. Monsignor Vannini, approfittando del malessere, s’introdusse nella villa e cercò di possedere Angelica. Cristina s’affrettò a mandare in soccorso un domestico, che mise in fuga il prelato dopo avergli spaccato il labbro, fracassato varie costole e ridotto a brandelli gli abiti. Per vendicar l’affronto, Cristina assoldò un sicario, un certo Merola, perché uccidesse Vannini: l’agguato fallì. Merola si nascose in una bettola di Trastevere. Fu scovato dai messi di Cristina e portato a corte, dove lei lo prese personalmente a schiaffi e bastonate. L’episodio le fu fatale: si riammalò di erisipela e morì tre giorni dopo, il 19 aprile 1689.