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 2001  febbraio 26 Lunedì calendario

Lida Barova, 23 anni, cecoslovacca, bellissima, attrice, conobbe Hitler sul set di Barcarole, il film che l’avrebbe resa celebre

Lida Barova, 23 anni, cecoslovacca, bellissima, attrice, conobbe Hitler sul set di Barcarole, il film che l’avrebbe resa celebre. Tre giorni dopo lui le fece avere un biglietto d’invito per un tè alla Cancelleria: «Il vostro viso, signora, mi ricorda una persona che ha avuto nella mia vita un grande ruolo, un ricordo bello e tragico». Si riferiva a Geli Rabaul, sua nipote, forse sua amante, che si era suicidata a 23 anni con un colpo di pistola alla tempia (fu trovata nella camera da letto del führer, distesa sul pavimento, indosso una camicia da notte azzurra ricamata a roselline, inzuppata di sangue). Seguirono altri incontri, nonostante le proteste dell’attore Gustav Fröhlich, che nel frattempo era diventato il compagno della Barova. Nel ’36, durante le Olimpiadi di Berlino, Lida incontrò Göbbels sui viali che circondavano lo stadio. S’innamorò a prima vista («la sua voce sembrava entrare dentro di me, un fremito mi scendeva lungo la schiena»), tuttavia fece passare diversi mesi prima di cedere alla corte asfissiante del gerarca: «Era un maestro della caccia, nulla e nessuno poteva sfuggirgli». Un giorno la invitò a un Congresso del partito a Norimberga, pregandola di ascoltare il suo discorso: «Ogni volta che estrarrò il fazzoletto dalla tasca e lo passerò sulle labbra, vuol dire che penso a lei». Lei ci andò ma subito dopo, presa dal terrore (Göbbels era sposato con Magda Quandt), corse alla stazione per tornare a Berlino. Mentre il treno già si muoveva, un aiutante del ministro della Propaganda riuscì a farle passare per il finestrino una foto di Göbbels e un mazzo di rose. In un primo tempo la relazione fra i due fu platonica e segreta. Göbbels le telefonava di continuo, ma ogni volta che rispondeva Fröhlich si presentava come ”Herr Müller”. Una sera, nel suo cottage in riva al lago, la baciò per la prima volta: «Non sono mai stato così infiammato per una donna». L’anno dopo rivelò tutto alla moglie, fu organizzato un incontro tra le due signore, Magda si mostrò serena e fece finta di accettare un ménage a tre: «Sono la madre dei suoi figli, quel che succede fuori da queste mura non è affar mio». Invece l’indomani raccontò tutto a Hitler, col quale aveva un rapporto speciale («Mia moglie è un diavolo», dirà Göbbels a Lida prima di congedarsi). Il führer gli ordinò di non veder mai più la Barova, lui ne soffrì moltissimo («Liduschka, è una tragedia, ti amerò sempre»), addirittura si fece venir l’idea di scappare in Giappone con lei: «Per te farei qualunque cosa, mi metterei persino a vender cravatte». Invece si lasciarono, nel ’42 si videro per l’ultima volta al festival del cinema di Venezia, ma quando i loro sguardi s’incontrarono lui «fece finta di nulla». Tre anni dopo Göbbels avvelenò i suoi sei figli, offrì alla moglie una capsula di cianuro e si sparò un colpo di pistola alla testa.