Renato Ferraro, Corriere della Sera, 18/03/2001, pag. 13., 18 marzo 2001
In un Paese con un quinto della popolazione del pianeta ogni problema diventa mondiale. «Cambiare la geografia della Cina - afferma Dai Qing - significa cambiare la geografia del globo: anche nella prospettiva più ottimistica le conseguenze ecologiche si sentiranno ovunque
In un Paese con un quinto della popolazione del pianeta ogni problema diventa mondiale. «Cambiare la geografia della Cina - afferma Dai Qing - significa cambiare la geografia del globo: anche nella prospettiva più ottimistica le conseguenze ecologiche si sentiranno ovunque. Di per sé lo sviluppo economico di questa parte dell’ umanità è destinato a d avere, oltre a esiti positivi per tutti, effetti complicati, ad esempio sulla distribuzione delle risorse. Il prezzo del petrolio raddoppierà e saliranno le tariffe di molte materie prime e prodotti agricoli». La dimensione strategica non sfugge alle agenzie di spionaggio americane, che hanno spostato gli obiettivi di alcuni loro satelliti di sorveglianza dalle installazioni militari ai fiumi, ai campi petroliferi, alle strade. In passato il Partito comunista accusava i "verdi" di servire il nemico: «Gli stranieri - sosteneva - si servono dell’ ambientalismo per ritardare il nostro sviluppo». Ma alluvioni e siccità, l’ avanzata dei deserti, la scomparsa di fiumi e laghi, le proteste dei cittadini asfissiati da un’ aria irrespirabile e dei contadini avvelenati da acque tossiche hanno costretto il partito a scoprire il problema, che il premier Zhu Rongji ora definisce prioritario. «Partiamo tardi. Il degrado - dichiara Qu Geping, capo della Commissione ecologia dell’ Assemblea - è profondo, e peggiorerà prima che si vedano miglioramenti. Troppi errori sono stati commessi in passato dai nostri governi». I megaprogetti vogliono portare l’ acqua dove manca; elettrificare fabbriche che oggi bruciano carbone inquinante; espandere l’ impiego del gas, fonte d’ energia pulita; trasferire risorse verso le attività moderne; connettere una nazione dove è più facile comunicare e commerciare con Paesi lontani che con la provincia confinante. E hanno lo scopo non secondario d’ impiegare ne lla costruzione delle opere decine di milioni d’ ex coltivatori disoccupati. «Troppi programmi e troppo grossi, sarà difficile coordinarli e tenerli sotto controllo», sostengono gli ambientalisti.