John Douglas (con Mark Olshaker), Mind Hunter, Rizzoli., 20 marzo 2001
Charlie Davis. Sulla trentina, alto un metro e ottanta, robusto e goffo. Interrogato in carcere, ammette subito: «Ho ucciso cinque donne»
Charlie Davis. Sulla trentina, alto un metro e ottanta, robusto e goffo. Interrogato in carcere, ammette subito: «Ho ucciso cinque donne». Lavorava a part-time come autista di ambulanze. Perciò: strangolava la vittima, poi telefonava alla polizia e faceva trovare il cadavere. La polizia chiamava l’ambulanza e lui stesso andava a prelevare il corpo. Grandissima soddisfazione in questo, dato che lo confermava nella sensazione principale, quella di avere il controllo degli eventi. Il padre era tenente di polizia, lui stesso era pieno di ammirazione per gli agenti e per l’autorità in genere. Per prendere le ragazze: prima le pedinava, poi approfittava della professione del padre per risalire dalla targa dell’auto al nome e all’indirizzo. Trucco: chiamarla al telefono e dirle per esempio che aveva lasciato accesi i fari della macchina. Quando lei usciva, la ammanettava, la costringeva a salire in auto, la portava in un luogo isolato, la violentava e la strozzava. L’ultima gli disse che il marito era malato, moribondo. Si commosse. Ma lei lo aveva visto in faccia e la strangolò lo stesso. Poi le sfilò dal portafoglio la foto di famiglia dove appariva col marito e col figlio. Più tardi andò al cimitero e lasciò la foto sulla sua tomba.