Antonio Gnoli su la Repubblica del 21/3/2001 a pagina 41., 21 marzo 2001
La poetessa Alda Merini, settant’anni il 21 marzo scorso, ha cominciato a scrivere a sedici anni: «Non ero né carne né pesce: non sapevo se volevo essere una letterata o un poeta, l’ho scoperto scrivendo
La poetessa Alda Merini, settant’anni il 21 marzo scorso, ha cominciato a scrivere a sedici anni: «Non ero né carne né pesce: non sapevo se volevo essere una letterata o un poeta, l’ho scoperto scrivendo. Sono sempre stata un’autodidatta, non ho mai scopiazzato nessuno. Da bambina e poi da adolescente ero sicura del fatto mio». Anche adesso frequenta poco i letterati, «ma ho avuto maestri illustri, come Quasimodo e Manganelli. Maestri che prima di tutto ho amato». «Per me il rapporto con l’altro è un modo di dare assecondando una generosità spirituale. Sono molto generosa, anche con il denaro: mi piace sperperarlo. Il denaro crea obblighi come il sesso. In realtà penso che spesso l’impegno sessuale mi ha dato fastidio. E’ come per il denaro, lo amo e lo butto via». A proposito dei dodici anni trascorsi in manicomio: «Tutto ha avuto inizio con una comune depressione da parto. Un giorno ho avvertito come una crepa nella mia esistenza, aggravata dal fatto che scoprii che mio marito mi tradiva. Ho preso una sedia e gliel’ho rotta sulla testa. Agli infermieri che erano arrivati chiesi di portarmi via. Odiavo quell’uomo e non volevo più vederlo». «In manicomio ho vissuto proteggendomi con il silenzio, ma osservavo tutto: mentalmente preparavo il mio diario. Ho capito che lì c’erano delle persone che dovevano compiere il mio destino e le ho incredibilmente amate. Quell’esperienza non mi ha rubato la vita, vivevamo e ci volevamo bene». «Sono un poeta, non ho mai avuto paura della morte. Il poeta è un avventuriero, non teme di sbagliare. Prima di giudicare gli altri giudica sé stesso».