Leonetta Bentivoglio su la Repubblica del 21/3/2001 a pagina 48., 21 marzo 2001
«Buñuel è il regista che ho più amato insieme a Godard, Sautet e Ferreri. Incontri veri, profondi
«Buñuel è il regista che ho più amato insieme a Godard, Sautet e Ferreri. Incontri veri, profondi. Tratti di viaggio fatti insieme, spesso stravaganti. Il magico e l’inaspettato sui set. Con Buñuel partì prima l’amicizia del lavoro. Recitavo in un teatro parigino, ero quasi sconosciuto. Scrissi a Buñuel se veniva a vedermi e lui arrivò davvero. Diventammo così amici da dimenticarci che io ero un attore e lui un regista». «Un giorno mi convocano in una casa di produzione: cercano un prete vecchio e grasso per un film di Buñuel. Io avevo trent’ anni ed ero magro. Mi mandano via. Mando a Buñuel un telegramma in Messico: "Previsto per il ruolo del prete, invia risposta". E lui mi prende. Il film è "La selva dei diamanti", con la Signoret, con la quale parto per il Messico. Buñuel viene a prenderci all’aeroporto e dice: col personaggio non c’entri ma sono felice di vederti. Insieme, poi, abbiamo lavorato tanto. Sapeva dare fantasia, elettricità nella testa. E mai un’indicazione psicologica agli attori. Eppure era così preciso, c’era una tale intelligenza nei gesti che chiedeva, che si capiva tutto e subito» (Michel Piccoli).