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 2001  marzo 15 Giovedì calendario

Nel 1883, il pittore abruzzese Francesco Paolo Michetti acquistò il cinquecentesco convento degli Zoccolanti di Francavilla

Nel 1883, il pittore abruzzese Francesco Paolo Michetti acquistò il cinquecentesco convento degli Zoccolanti di Francavilla. L’edificio era di fronte al mare, sulla cima di una collina attraversata da piccoli sentieri tortuosi. Michetti lo trasformò in un’abitazione-studio e destinò le celle del piano superiore agli amici poeti, pittori, scultori e musicisti. Qui Gabriele D’Annunzio scrisse i suoi romanzi più famosi: un divano, tappeti persiani e cuscini di broccato arredavano la cella del poeta, che agli amici, durante i pasti serali, ripeteva: «Devo resistere usque ad finem, con spirito lucido e resistenza fisica». Obbligatorio cenare tutti insieme (d’estate sulla terrazza sotto il pergolato) per scambiarsi idee ed esperienze; più tardi, gli ospiti cantavano, disegnavano e discutevano. Lontano dalla famiglia, dai creditori e da Roma, D’Annunzio si rifugiava nel convento a scrivere e ogni volta che portava a compimento un’opera l’amico faceva suonare la campana in segno di festa («Ciccio Michetti veglia come un cerbero alla mia porta. In verità io non farò nulla lontano dal convento»). Nel luglio del 1889, tuttavia, la clausura sembrò troppo pesante al poeta, innamorato di una certa Barbara e disperato per la lunga astinenza. In preda a una crisi di nervi, D’Annunzio confessò a Michetti di non poterne più. Il pittore gli andò a prendere l’amante e trovò per i due una casetta a San Vito Chietino. D’Annunzio ci trascorse due mesi, lavorando sodo, correggendo poesie e stendendo appunti preparatori al romanzo "Il Trionfo della Morte".