Giorgio Pestelli su La Stampa del 14/3/2001 a pagina 26; Antonio Cirignano su Il Giornale del 16/3/2001 a pagina 32; Paolo Isotta sul Corriere della Sera del 17/3/2001 a pagina 35., 14 marzo 2001
A proposito della rappresentazione della "Passione di Giovanni" di J. S. Bach al Teatro Regio di Torino, il critico Giorgio Pestelli ha commentato su "La Stampa": «La realizzazione di José Carlos Plaza è riuscita a non tagliar fuori la musica di Bach pur essendo ricca di movimento, di colore e di una quantità di particolari
A proposito della rappresentazione della "Passione di Giovanni" di J. S. Bach al Teatro Regio di Torino, il critico Giorgio Pestelli ha commentato su "La Stampa": «La realizzazione di José Carlos Plaza è riuscita a non tagliar fuori la musica di Bach pur essendo ricca di movimento, di colore e di una quantità di particolari. Il palco è dominato da una grande scatola bianca, un impianto essenziale e rigoroso che ricorda certe scenografie tipo Kroll Oper degli Anni Trenta; nella scatola si muovono i personaggi della "Passione"... Pedro Moreno fa indossare ai cantanti lunghi grembiali bianchi o neri. Sul fondo della scatola vengono proiettate immagini, simboli, talvolta poco chiari e talvolta invece di grande efficacia: una rete per i lacci del peccato nella prima aria, macchie di sangue per l’aria del Dorso insanguinato di Gesù... Nell’insieme la regia di Plaza con le scene e le luci di Francisco Leal interpretano la grande composizione con slancio, affettuosità e un’eleganza di movimenti che rende lo spettacolo lieve e ricco di profondità... Benissimo il coro del Regio, diretto da Bruno Casoni, da un certo punto in avanti vero protagonista dell’azione». Secondo il critico Antonio Cirignano de "Il Giornale", invece, «la regia di José Carlos Plaza... fa dello spettacolo un happening sfilacciato e modesto, ad onta di una buona prestazione musicale della Academia Montis Regalis e del Coro del Teatro Regio diretti da Christophe Rousset. A deludere non è solo la brutta grafica anni ’70 (azione mimica in una fredda scatola bianca investita di proiezioni luminose fin sul boccascena, coro ed Evangelista all’esterno) ma una lettura "telefonata" e didascalica. Un’aria parla dei "lacci" del peccato? La proiezione avvolge tutto in una grande rete. Un’altra medita sulla schiena insanguinata di Cristo? Emorragia di piaghe rosse ovunque. La folla grida "Crocifiggi!" e sullo sfondo - chi l’avrebbe immaginato? - una fantasia di croci. Via così finché il Golgota, "luogo del Teschio", non suggerirà - per oltre un quarto d’ora - un enorme cranio di mammifero non identificato... Tutt’altra minestra all’ascolto. Il coro figura egregiamente anche in formazione cameristica e in un repertorio inconsueto». Riassunto del critico Paolo Isotta sul "Corriere della Sera": «Il consuntivo di questa Passione andrà considerato senz’altro positivo ma soprattutto per un motivo, la prestazione corale... immagini proiettate: queste, assai semplicistiche, hanno lo scopo ora didattico di "spiegare" o "tradurre" gl’infiniti figuralismi musicali in relazione al testo, ovvero di diffondere all’intorno uno spirito genericamente "ecumenico", laddove una libera interpretazione artistica riproporrebbe in tutta la sua forza la natura scandalosa del testo. I personaggi sono abbigliati secondo un generico pauperismo brechtian-modino che oggi è buono a tutti gli usi... Al "Regio" di coro hanno adoperato il proprio, puntando tutto sulla guida di un eccezionale Maestro quale Bruno Casoni. L’ esecuzione non ha confronti rispetto alle straniere per via dell’impostazione vocale all’italiana delle voci femminili (pur tenuta entro rigore massimo) e il senso del timbro che un raffinato colorista sa trovare e che oggi i cori stranieri dimenticano. Sfumature, espressione, bellezza pura: e ciò con un direttore d’ orchestra che, forse inconsciamente, voga in senso contrario».