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 2001  marzo 18 Domenica calendario

Via a zampe levate dall’allevamento-lager. E’ quanto succede in «Galline in fuga», successo della stagione cinematografica 2000, che ha proposto in versione celluloide una delle principali atrocità della zootecnica moderna

Via a zampe levate dall’allevamento-lager. E’ quanto succede in «Galline in fuga», successo della stagione cinematografica 2000, che ha proposto in versione celluloide una delle principali atrocità della zootecnica moderna. Enormi assembramenti di volatili racchiusi in spazi minuscoli con conseguenti squilibri fisiologici, psichici e anatomici per i pennuti. Il tutto per ottimizzare spazi e costi a beneficio delle tasche dell’allevatore e di noi consumatori. Barbarie che hanno smosso addirittura l’Unione europea, che nel giugno del 1999 ha emanato una direttiva che impone l’adozione di sistemi di allevamento che tengano conto dei bisogni degli animali e non solo del profitto degli allevatori. Entro il 2012 le gabbie per le galline ovaiole di vecchio tipo, che concedono a ogni volatile circa 400 centimetri quadrati (meno della superficie di una scatola di scarpe), verranno bandite per sempre dal Vecchio Continente, mentre per i nuovi allevamenti si impongono già spazi di 800 centimetri quadrati per capo. E’ dalla metà degli anni Sessanta che è in corso nei Paesi occidentali la discussione su come tutelare il benessere psico-fisico dell’animale allevato. La Svizzera, con una decisione che fece scalpore all’epoca, decise nel 1981 di adottare nuovi parametri che portassero benefici a vacche, maiali e polli che diventarono operativi nel giro di dieci anni. Per le caratteristiche «disumane», quello delle galline ovaiole (de)tenute in gabbia è da sempre il sistema zootecnico più criticato. «La grande concentrazione di animali in poco spazio di fatto inibisce una serie di comportamenti che fanno parte del repertorio naturale di questi animali come girarsi, tolettarsi, appollaiarsi sul posatoio e deporre le uova in un nido; e può portare a delle vere e proprie degenerazioni quali il cannibalismo e il beccarsi le penne», racconta Elisabetta Canali docente dell’Istituto di zootecnica della Facoltà di Medicina Veterinaria di Milano. Anomalie a cui l’allevatore risponde intervenendo con il taglio di un terzo del becco quando l’animale ha pochi giorni di vita. La normativa europea quindi oltre a stabilire che nelle gabbie dei nuovi allevamenti ogni animale abbia a disposizione almeno 800 cmq di spazio, impone, tra l’altro, la presenza di un nido individuale ogni 8 ovaiole, di posatoi appropriati, di una lettiera che consenta agli animali di fare un bagno di sabbia e il divieto del taglio del becco dei volatili. Tutti i vecchi allevamenti devono adeguarsi alle nuove normative entro il 2012. L’anno zero per il benessere delle galline ovaiole. La situazione però non è certo felice per i broiler, come vengono chiamati i polli da carne, allevali tradizionalmente a terra e non in gabbia. Anche per questi animali il sovraffollamento è però la norma: quando va bene circa 10-11 capi si disputano un metro quadrato di terreno, ma a volte la densità è perfino maggiore, tanto da arrivare a 19 capi per metro quadro. «Questi animali sono stati selezionati per crescere velocemente. Gli effetti collaterali di questa efficienza produttiva sono rappresentati, tra l’altro, da un indebolimento delle ossa e da una ridotta resistenza alle patologie», spiega Canali. Nel marzo dello scorso anno la Commissione scientifica sul benessere e la salute animali dell’Unione europea ha pubblicato un documento di denuncia del problema broiler che dovrebbe costituire il preludio per una prossima normativa migliorativa delle condizioni dei volatili. I problemi per certi aspetti sono simili a quelli delle galline ovaiole. La densità di carico degli animali, la pulizia e la profondità della lettiera, la presenza di una buona ventilazione e di un microclima ideale nell’allevamento dovrebbero essere alcuni aspetti che verranno presi in considerazione per rendere meno traumatica la breve vita di un pollo da carne.