la Repubblica 2001, 26 marzo 2001
L’attrice Tatjana Okunevskaja, figlia di "nemici del popolo" e interprete di film diventati dei classici della cinematografia sovietica ("Giorni caldi", "L’ultima notte"), ha trascorso più di dieci anni reclusa, tra carcere, gulag e confino (l’accusa: spionaggio e attività antisovietica)
L’attrice Tatjana Okunevskaja, figlia di "nemici del popolo" e interprete di film diventati dei classici della cinematografia sovietica ("Giorni caldi", "L’ultima notte"), ha trascorso più di dieci anni reclusa, tra carcere, gulag e confino (l’accusa: spionaggio e attività antisovietica). Negli anni Quaranta, durante le riprese di "Notte su Belgrado", conobbe il maresciallo Tito e se ne innamorò: «Con lui ho avuto una storia platonica, Tito non poteva sposarmi perché, dopo la guerra, gli jugoslavi avevano assunto un atteggiamento ostile nei confronti del nostro paese. Ma mi pregava di andare a vivere da lui in Jugoslavia. Mi voleva portare anche a Roma, io gli dicevo che preferivo Venezia, lui insisteva: "Anche Zagabria è meravigliosa". Io non ho voluto perché amo il mio paese. Poi come il vento tutto l’amore volò via». Tatjana tornò a Mosca; nel 1950 fu rapita, violentata e costretta a diventare l’amante di Tito: «Per lui è stata una vittoria, per me un orrore. Prima avevo paura di parlarne. Ora capisco che era un maniaco sessuale».