Paola Rocco, 27 marzo 2001
"La vignetta di Giovanni Mosca era riconoscibile alla prima occhiata, e regolarmente corredata di una battuta fulminea e micidiale
"La vignetta di Giovanni Mosca era riconoscibile alla prima occhiata, e regolarmente corredata di una battuta fulminea e micidiale. Le sue due grandi arene furono prima il ”Marc’Aurelio”, e poi ”Bertoldo”, di cui fu direttore insieme a Metz. Per la satira erano, quelli del fascismo, anni da una parte fortunati, dall’altra precari e difficili. Mancando la libertà di stampa, e quindi un giornalismo d’opposizione, il lettore ricorreva ai settimanali umoristici, sperando di trovarci, come spesso ci trovava, motivi di fronda. Purtroppo ce li trovava anche la censura del Minculpop, l’organo del regime, che spesso sequestrava le copie e talvolta sospendeva le pubblicazioni. Nel barcamenarsi fra queste opposte esigenze, Mosca diede prova d’un grande equilibrio... La stella di Mosca impallidì quando si accese quella di Guareschi sul ”Candido”, al cui successo anche Mosca contribuì per la sua parte. Ma eravamo nel momento politico caldo dell’aprile ’48, cioè della scelta fra Democrazia e Comunismo: un momento molto più adatto al sanguigno, massiccio, aggressivo Guareschi che non al morbido, moderato, ma molto meno efficace Mosca... La voce di Guareschi aveva parecchi decibel più di Mosca. Ma anche Mosca dovrebbe avere il suo posto nella storia della satira italiana" (Indro Montanelli).