Marianna Aprile, 28 marzo 2001
«La piana di Palma di Campania negli anni Settanta era una distesa di noci e noccioli, quando decisero di farci passare l’autostrada Caserta-Salerno
«La piana di Palma di Campania negli anni Settanta era una distesa di noci e noccioli, quando decisero di farci passare l’autostrada Caserta-Salerno. Il vecchio Michele Iovino annusò l’affare. Comprò tutto, disboscò, portò le ruspe, rifornì centinaia di migliaia di metri cubi di terra per costruire la nuova arteria. Fatta una buca così larga e profonda che ci potevi calar dentro uno stadio, passò al secondo affare: il riempimento della fossa con tutto il pattume possibile. Quanto e cosa ci buttarono nessuno lo sa. In paese raccontano di rifiuti tossici provenienti da tutta Italia e dall’estero, ”perfino dall’Africa”. L’affare era così buono, nonostante che per accettare tutti quei veleni venissero chieste 40 lire al chilo invece delle 130 dei depositi a norma, che accanto alla prima discarica ne fu aperta una seconda, anche questa abusiva, e poi una terza. In quella montagna di munnezza c’era un tesoro. Lo trovarono subito, nel 1972, alle prime cucchiaiate delle ruspe: in località ”Balle”, a due chilometri dall’Arena e a mezzo dall’acquedotto, c’era una grande necropoli romana. Vennero fuori cinquanta tombe e poi altre ventidue e poi, prima che i lavori per l’autostrada venissero bruscamente accelerati perché gli archeologi non rompessero le scatole, ancora altre dieci. Alcune decorate e ricche di splendidi oggetti funerari che, scampati ai tombaroli, non sopravvissero ai ladri. Che si portarono via tutto il meglio dalla sede dei vigili urbani. Per evitare che qualcuno denunciasse i pericoli della presenza di una discarica accanto all’autostrada, poi, dalle planimetrie della piana di Palma e dall’atto di esproprio dei terreni viene cancellata l’arteria stradale».