Marianna Aprile, 28 marzo 2001
«Vincent Van Gogh avrebbe voluto dipingere Gesù Cristo, santi e angeli ma, essendone sconvolto, ripiegò su cianfrusaglie, scarpe ritte, vecchie pipe, seggiole dove si raggrumava tutto il dolore e l’amore degli esseri umani; voleva: ”elevare l’oggetto a quello stato di eternità che un tempo era contraddistinto dall’aureola”
«Vincent Van Gogh avrebbe voluto dipingere Gesù Cristo, santi e angeli ma, essendone sconvolto, ripiegò su cianfrusaglie, scarpe ritte, vecchie pipe, seggiole dove si raggrumava tutto il dolore e l’amore degli esseri umani; voleva: ”elevare l’oggetto a quello stato di eternità che un tempo era contraddistinto dall’aureola”. In Van Gogh l’umile rottame ha la sua gloria, non è più solo dettaglio marginale: ci ipnotizza, ci seduce per l’evocazione di qualcosa di più forte del tempo divoratore». (Antonio Socci)