Marianna Aprile, 28 marzo 2001
«Il vivere tra molti genera in sé qualche ansia. E, per quanto si abbia carattere ottimista, e col prossimo gioviale, il vedere cumularsi rifiuti nelle popolose città del Sud non aiuta a stare meglio
«Il vivere tra molti genera in sé qualche ansia. E, per quanto si abbia carattere ottimista, e col prossimo gioviale, il vedere cumularsi rifiuti nelle popolose città del Sud non aiuta a stare meglio. Il vivere tra molti, in società affollate, si complica, genera uno stato di amnesia che vede sempre e solo i propri bisogni. Ma ne depreca le conseguenze, di cui incolpa comunque gli altri, e tanto più chi comanda. La coscienza desta si ferma all’acquisto, all’urgenza del consumo, all’uso. Poi si spegne. Dopo, la colpa è degli altri, di chi non provvede. Ed è questo che più inquieta nel vivere tra molta gente: il fatto che vi sia una quasi nulla coscienza dell’esito dei propri atti, per sé e per gli altri. Ecco il nostro vivere insieme, inquietante, di soli bisogni, di cui però si rimuovono sempre le conseguenze: discariche, antenne, traffico».