Paola Rocco, 29 marzo 2001
Liliana Cavani ha riscritto sette volte la sceneggiatura del suo prossimo film, tratto dal romanzo "Ripley’s Game" di Patricia Highsmith: «Non ho mai pensato di mantenere l’epoca originaria
Liliana Cavani ha riscritto sette volte la sceneggiatura del suo prossimo film, tratto dal romanzo "Ripley’s Game" di Patricia Highsmith: «Non ho mai pensato di mantenere l’epoca originaria. Il tema centrale è la possibilità di essere sedotti da chi ha maggior consapevolezza di noi dei nostri processi mentali. Succede tutti i giorni, anche nei rapporti spiccioli. La Highsmith va al cuore del problema: l’ambiguità. Nessuno di noi è bianco o nero, siamo tutti grigi, sono le circostanze a farcelo scoprire. E’ perché incontra Ripley che il pacifico corniciaio Jonathan scopre di poter uccidere». «Giravo per la Rai la "Storia del Terzo Reich": documentandomi scoprii l’inesauribile banalità del male. Il vicino che fa la spia perché vuole prenderti la casa, la gente qualunque che collabora col dittatore, il delitto annegato nel tran-tran quotidiano». «Oggi c’è più consapevolezza, nessuno può più dire non sapevo, non credevo. Ci sono troppi media, è difficile ricreare un clima di autarchia culturale. Anche se, certo, a molti piacerebbe».