Franco Marcoaldi su la Repubblica del 31/03/01 a pagina 43., 31 marzo 2001
Secondo stime recenti quasi la metà delle lingue attualmente parlate nel mondo - circa seimila - sono destinate a sparire nel corso del prossimo secolo
Secondo stime recenti quasi la metà delle lingue attualmente parlate nel mondo - circa seimila - sono destinate a sparire nel corso del prossimo secolo. Nel libro "Le voci del silenzio" (Carocci) Daniel Nettle e Suzanne Romaine spiegano che spesso si cambia idioma non per libera scelta ma per imposizione violenta: ad esempio in Salvador, dopo la rivolta contadina del 1932, chiunque fosse identificato come indio veniva ucciso dai soldati salvadoregni. Naturalmente molti, per sfuggire a morte certa, smisero di parlare la loro lingua. Gli studiosi fanno anche notare che il 4 per cento della popolazione mondiale parla almeno il 60 per cento delle lingue del mondo: e le grandi fasce di di alta densità linguistica (il cuore dell’Africa, il sudest asiatico fino al Pacifico, più il Brasile, l’America centrale e parti dell’Australia) sono anche le aree dove si trovano le foreste tropicali che ospitano molte tra le specie esistenti sulla terra. In particolare, quello di Papua Nuova Guinea "è forse il paese con il più alto grado di biodiversità": il 13 per cento delle lingue del pianeta parlate da una popolazione pari allo 0,1per cento, cui corrispondono, per restare al solo mondo vegetale, ventiduemila specie di piante (il 90 per cento delle quali non si trova in nessun altro luogo della terra). "Ora, se questa correlazione tra biodiversità e varietà linguistica è esatta, resta da capire perché ci preoccupiamo tanto della rara specie di un uccello e poco o punto dell’idioma indigeno che ce lo descrive" (Franco Marcoaldi).